Gli Epitaffi più divertenti
5 Giugno 2017
La morte mette ansia, tristezza, ci fa arrabbiare, provoca dolore. La morte però può anche strapparci una risata, quando non ci riguarda, quando leggiamo qualcosa di buffo. Può anche risultare interessante, se siete delle persone curiose.
Certamente chi sceglie un epitaffio divertente e ironico per la propria tomba è dotato di sarcasmo e umorismo, quindi non potremmo che abbracciare la sua visione della vita (e della morte) e riportare su quest’articolo le scritte più particolari e divertenti che siano apparse in un cimitero.
Leggete e ridetene tutti.
Robert Clay Allison, pistolero dell’800 che combatté durante la guerra di secessione americana, ha fatto scrivere sulla propria tomba: “Non ha mai ucciso un uomo che non meritava di morire”, severo ma onesto!
Nata nel 1893, Dorothy Parker scrisse per Vogue e Vanity Fair, condendo i suoi articoli di costume o di recensioni teatrali di particolari acuti e precisi, che le fecero guadagnare presto la considerazione dei colleghi. Il giardino che conserva le sue ceneri recita: “Qui giacciono le ceneri di Dorothy Parker (1893 – 1967), umorista, scrittrice, critica. Ha difeso i diritti umani e civili”. Come epitaffio suggerì “Scusatemi se faccio polvere”.
Al Capone, il celeberrimo criminale americano, che negli anni del proibizionismo trafficava alcol, di certo, durante la sua vita, non ha elemosinato in crimini di sangue e non. Per questo non può che formarsi un sorriso quando si legge sulla sua lapide “Pietà, mio Gesù”.
Martin Luther King uno dei padri moderni della non-violenza, si scontrò tutta la vita con l’ignoranza, a favore dell’uguaglianza tra i popoli e per l’abolizione della schiavitù. Di certo non è stato un mestiere leggero, che fa vivere sereno; forse proprio per questo fece scrivere sulla lastra di pietra che ricopre la terra dove è sepolto: “Sono libero, finalmente libero. Grazie a Dio sono finalmente libero”.
Se poi parliamo di comici, non potremmo che aspettarci, da uomini che nella vita hanno lavorato con le risate, qualcosa di meno, in morte. Spike Milligan, ad esempio, in Italia non dice nulla, nonostante si tratti di uno dei maggiori comici inglesi del dopoguerra. Trovò addirittura la stima di Carlo d’Inghilterra, che gli mandò un messaggio di congratulazioni durante un programma tv. Cosa fece Milligan? Interruppe la lettura, definendo l’erede al trono un “piccolo bastardo strisciante” e causando l’imbarazzo dei presenti. Si creò un caso persino per il suo epitaffio, che dovettero tradurre in irlandese antico perché la Chiesa si era rifiutata di far apparire su una tomba la seguente frase: “Te l’avevo detto che ero malato”.
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