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IN CASO DI LUTTO

La pratica della cremazione nasce in Medio Oriente e in Europa a partire dall’epoca neolitica.

I cattolici, in generale preferiscono la sepoltura a terra alla cremazione perché legata alla sepoltura di Cristo e ad alcune immagini bibliche che raccontano la vita dopo la morte come la nascita di un seme dalla terra. Questo però non vuol dire che la Chiesa sia contraria alla cremazione. In effetti lo è stata dal 1886 al 1963 poiché tale prassi era stata assunta dalla massoneria in funzione anticattolica. Dagli anni ’60 in poi, la cremazione è stata nuovamente accettata dall’autorità ecclesiastica, seppur preferendo sempre l’inumazione.

La pratica di bruciare il corpo del defunto sta prendendo sempre più piede anche nel nostro Paese, così tanto che è stata addirittura modificata la legge relativa alle ceneri del proprio caro.

Ma andiamo con ordine. I forni utilizzati per questo processo sono evidentemente molto potenti, raggiungono temperature tra i 900 e i 1000 gradi centigradi; del defunto bruciano all’interno della bara prima i peli, la pelle e i capelli, i muscoli si contraggono, le ossa calcificano e i tessuti molli vengono vaporizzati.

Alla fine, il corpo viene ridotto in frammenti, poi lasciati raffreddare per evidenziare la presenza di viti, chiodi, oggetti preziosi, protesi metalliche, che vengono successivamente smaltiti. Altri dispositivi meccanici (come pacemaker) sono invece rimossi in precedenza per evitare possibili esplosioni a causa del calore intenso.

Infine la polverizzazione degli ultimi frammenti avviene attraverso una macchina chiamata cremulator grazie alla quale, dopo circa 1-3 ore, i frammenti di ossa secche vengono trasformati in sabbia sino ad arrivare ad una consistenza omogenea con il resto delle ceneri.

La legislazione italiana non consentiva che le ceneri venissero disperse ma la recente promulgazione della legge 130 ha fatto venir meno il divieto di dispersione delle ceneri. È caduto conseguentemente l’obbligo di conservazione nei cimiteri, per tale motivo, ora, le ceneri vengono consegnate direttamente ai famigliari. La dispersione potrà essere effettuata solamente nei seguenti luoghi:

Nel cinerario comune di cui all’art. 80 comma 6, del D.P.R. 285/90;

In montagna a distanza di oltre 200 mt. da centri insediamenti abitativi;

In mare, ad oltre mezzo miglio dalla costa;

Nei laghi, ad oltre 100 mt. dalla riva;

Nei fiumi;

In aree naturali a distanze di oltre 200 mt. da centri e insediamenti abitativi;

In aree private; la dispersione in tali aree al di fuori dei centri abitati deve avvenire all’aperto con il consenso dei proprietari e non per dar luogo ad attività aventi fini di lucro.

La dispersione in mare, nei laghi, nei fiumi ed altri corsi d’acqua è consentita nei tratti liberi da natanti e manufatti.

Sarà anche possibile conservare l’urna in casa, purché vi sia riportato il nome del defunto.

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    “La morte è un’usanza che tutti, prima o poi, dobbiamo rispettare.”

    (JORGE LOUIS BORGES)

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